L'associazionismo dei piccoli comuni - previsto entro il 31/12/2012 con il conferimento obbligatorio alle Unioni di Comuni delle funzioni fondamentali assegnate dalla legge ai Comuni - è posticipato di un anno, ma non i tagli
al numero di Consiglieri e Assessori.
Il tradizionale decreto legge di fine anno con le proroghe dei
termini in scadenza (limitato dal governo Monti a pochi, fondamentali
differimenti e per questo non più etichettabile come milleproroghe), licenziato
venerdì scorso dal consiglio dei ministri, (si veda ItaliaOggi del 24/12/2011)
fa slittare di un anno gran parte del cronoprogramma fissato dall'art. 16 della
manovra di Ferragosto (dl 138/2011), ma non le norme che a partire dalle
prossime elezioni amministrative alleggeriranno gli organi di governo dei
comuni fino a 10 mila abitanti.
Il dl proroghe, infatti, sposta in avanti di 12 mesi solo le scadenze
contenute nei commi da 1 a 16 e nei commi 22, 24, 25 e 27 dell'art. 16. Non,
quindi, il taglio di consigli e giunte, disciplinato dal comma 17, che scatterà
«dal primo rinnovo amministrativo di ciascun comune a partire dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione del dl 138».
E dunque dalla
tornata elettorale della prossima primavera. Nei comuni fino a 1.000 abitanti
le giunte verranno eliminate e resteranno solo il sindaco e sei consiglieri.
Nei municipi fino a 3.000 abitanti a questi si aggiungeranno anche due
assessori. Negli enti tra 3.000 e 5.000 abitanti il sindaco sarà coadiuvato da
7 consiglieri e 3 assessori, mentre nei comuni tra 5.000 e 10.000 abitanti il
consiglio sarà composto da 10 consiglieri e le giunte da 4 assessori.
Resta invariato anche il timing del taglio dei gettoni di presenza ai
consiglieri dei comuni fino a 1.000 abitanti. Come previsto dal comma 18
dell'art. 16, che non è stato prorogato dal dl varato venerdì, la falcidia
scatterà a partire dalle prime elezioni amministrative successive alla data del
13 agosto 2012 e dunque dalla primavera 2013. Tutte le altre scadenze legate al
termine del 13 agosto 2012 (obbligo di esercizio associato di tutte le funzioni
amministrative e dei servizi pubblici, successione dell'unione di comuni in
tutti i rapporti giuridici degli enti associati) slittano di un anno e con esse
il momento dal quale saranno operative, ossia, verosimilmente, la primavera del
2014.
Nessuna novità anche per l'applicazione del patto di stabilità ai piccoli
comuni. L'appuntamento resta il 2013 (essendo previsto nel comma 31 non
prorogato dal decreto legge) mentre slitta di un anno il debutto del patto di
stabilità per le unioni costituite dai comuni fino a 1.000 abitanti.
A parte questi punti fermi tutto il resto dell'art. 16 guadagna 12 mesi di
tempo in più per diventare operativo. A cominciare dal primo step,
l'individuazione da parte delle regioni di limiti demografici ulteriori per la
costituzione delle unioni, rispetto a quelli individuati dalla norma. La dead
line era il 17 novembre scorso, ma pochi governatori l'hanno centrata,
preferendo invece ricorrere alla Consulta (lo hanno fatto Toscana e Lombardia)
contro le norme sull'associazionismo ritenute lesive delle prerogative
regionali. Tra i tanti adempimenti prorogati di un anno (riassunti nel
cronoprogramma pubblicato in pagina) i sindaci dei mini-enti dovranno tenerne a
mente soprattutto due perché si tratta di termini perentori: la data entro cui
i comuni fino a 1.000 abitanti dovranno avanzare alle rispettive regioni le
loro proposte di unione e la data entro cui i governatori dovranno istituirle
sulla base delle indicazioni degli enti o in modo autonomo in caso di mancanza
di proposte da parte dei municipi. I due appuntamenti sono rinviati
rispettivamente al 17 marzo e al 31 dicembre del 2013. Un tempo che dovrebbe
essere sufficiente per adeguarsi alle nuove norme o affossarle del tutto.
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