di Cristiano Albonetti (Capogruppo "Uniti per Casola")
Ho letto con attenzione e preoccupazione i documenti che l'amministrazione comunale, il PdL e l'UdC hanno redatto riguardo alla finanziaria e ai tagli applicati alla scuola. Per prima cosa un pensiero generale: l'istruzione e la cultura (in tutte le sue forme e a tutti i livelli) sono punti sui quali si può razionalizzare la spesa (ridistribuendola tra le parti), ma mai tagliare. Il motivo è semplice: gli effetti di scelte culturali poco lungimiranti hanno effetti visibili solo dopo anni e, a quel tempo, i danni provocati non saranno assolutamente rimediabili con una manovra finanziaria.
Ho letto con attenzione e preoccupazione i documenti che l'amministrazione comunale, il PdL e l'UdC hanno redatto riguardo alla finanziaria e ai tagli applicati alla scuola. Per prima cosa un pensiero generale: l'istruzione e la cultura (in tutte le sue forme e a tutti i livelli) sono punti sui quali si può razionalizzare la spesa (ridistribuendola tra le parti), ma mai tagliare. Il motivo è semplice: gli effetti di scelte culturali poco lungimiranti hanno effetti visibili solo dopo anni e, a quel tempo, i danni provocati non saranno assolutamente rimediabili con una manovra finanziaria.
Riguardo alle posizioni espresse nei documenti, mi trovo sostanzialmente d'accordo con i punti centrali espressi da Morini (cito testuale): "Detto questo è palese che le scelte intraprese non solo mettono largamente e pericolosamente in discussione la qualità della scuola in questa regione e non rispondono alla domanda delle famiglie ma rendono veramente difficoltosa, in molte situazioni, la stessa apertura della scuola per mancanza di collaboratori scolastici. Purtroppo, come al solito, questo si verificherà soprattutto nelle zone come la nostra aumentando ulteriormente i disagi". Mi viene da aggiungere che la scuola primaria italiana è, statistiche OCSE (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica) alla mano, una delle migliori al mondo quindi, a tutti gli effetti, i tagli stanno incidendo sulle eccellenze. Questo fatto, indipendentemente dalla posizione politica di ciascuno, è assurdo. In più, in un momento di crisi come quella che stiamo vivendo, il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurria, ha sottolineato come: "il periodo che seguirà la recessione mondiale sarà caratterizzato da una domanda senza precedenti dell’istruzione universitaria” e che “gli investimenti in capitale umano contribuiranno alla ripresa, se i governi e istituzioni saranno in grado di rispondere a questa domanda”. In base a questa posizione, che scelta è tagliare la scuola? Nel documento del PdL, Piolanti sottolinea come il cambiamento in atto sia epocale, punto su cui concordo, ma immagino che lui possa concordare con me su una frase di di Albert Camus: "Cultura: l'urlo degli uomini in faccia al loro destino". Ma allora mi chiedo, senza istruzione e cultura chi sarà in grado di urlare in faccia a questo cambiamento?
Concludo con una parola sulla ricerca: i tagli continuano, inflessibili. Per la ricerca sono previste solo riduzioni e nessun aumento. Il taglio di 160 milioni (-6,5%) è concentrato soprattutto sul programma "Ricerca scientifica e tecnologia applicata" che perde 150 milioni (-60%). In base a questa voce vi verrà da pensare: casomai danno soldi per la ricerca di base (quella che gli americani chiamano "blue-sky research"). La risposta è no, i tagli su quella sono già stati fatti Qualche mese fa ho seguito un seminario di un professore americano, candidato al premio nobel da diversi anni. La sua presentazione ruotava intorno all'importanza della "blue-sky research", posizione sulla quale il governo americano ha già iniziato ad investire soldi (e questo la dice lunga...).
Concludo con una parola sulla ricerca: i tagli continuano, inflessibili. Per la ricerca sono previste solo riduzioni e nessun aumento. Il taglio di 160 milioni (-6,5%) è concentrato soprattutto sul programma "Ricerca scientifica e tecnologia applicata" che perde 150 milioni (-60%). In base a questa voce vi verrà da pensare: casomai danno soldi per la ricerca di base (quella che gli americani chiamano "blue-sky research"). La risposta è no, i tagli su quella sono già stati fatti Qualche mese fa ho seguito un seminario di un professore americano, candidato al premio nobel da diversi anni. La sua presentazione ruotava intorno all'importanza della "blue-sky research", posizione sulla quale il governo americano ha già iniziato ad investire soldi (e questo la dice lunga...).
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